... nei meandri di un'artista dal nome 'Nicola Caredda'

Prende fra le mani la testa, centrifuga sacro e profano, santi e blasfemi quadri in trinità, fonde i cimeli ed i santini in araldo! Plasma un universo mostruoso in incantevole, lì c'è convivenza di simbolo e straniamento, di visione e mania, di verità e fantasticheria, là il riflesso di amuleti ed il riverbero di talismani è un convivio. Il temperamento maniacale la sua cifra, saturnino lo spirito, d'ombra l'autore, l'aspetto la sua intenzione, il contenuto la sua dote. È l'equilibrista vestito di serio e faceto, l'autore che centripeta surreale in naif, frugando tra il classico ed il pop, è lo scenografo della citazione, della metafora e dell'analogia, è il mago in sinonimo ed in contrario. Egli conia un linguaggio parlato a colori: di giallo e di rosso, di verde e cianotico, di ardesia e di grigi, cremisi e smeraldo arenando in quel gap di nero! La sua maniera, violenta e tenera, delizia e stratagemma, artificio ed incanto, oscilla tra alfabeti e simboli, tra bestiari e miniature. È il cuore e la vivisezione in cornice, la testa recisa di emisferi la tela, lo spettacolo di movimenti di mani e di piedi, del teschio e dei suoi trofei. È vocabolario di anatomie e zoomorfiche creature, delle stagioni e delle sue vettovaglie, del fosco oro e dell'aromatico stabbio. Il verbo è invocato dalle presenze delle assenze, il gesto mimato dai cenni e dagli accenni, è cura delle fattezze e delle apparenze. E' lo spazio dove l'ovale si fonde nel cerchio e l'arco nella volta, è una landa animata da idee, metafisica di luoghi sospesi, immaginario racchiuso nella tela, è la parola dell'inventiva suggerita dal suo silenzio! È l'icona e l'edicola di simboli celati, è il giardino segreto delle onnipresenze, colophon di storie e avvenimenti plasmati in tutt'uno dove all'eco dell'artifice competente corrisponde la voce dal nome Caredda!